Abbiamo incontrato la giornalista salentina Valeria Coi, volto noto dell’informazione di TeleRama (attualmente in onda con il format Salento Chef) e non solo. Una donna dai mille interessi, mestieri, sfaccettature. E in barba alla monotonia, ha voluto aggiungerne un’altra: la scrittura. Il 28 Aprile, infatti, ha visto la luce “La seconda volta che sono nata”, romanzo d’esordio edito da Il Raggio Verde e che narra le vicende di Marta, donna semplice ma tormentata. Tormentata dalla ricerca di un amore autentico, dai fantasmi di un matrimonio fallito, dalla continua ricerca di piacere alla madre, dalla violenza subita.
Marta è Marta ma è anche, semplicemente, tutte le donne che hanno maturato la consapevolezza che tutto può diventare niente in un solo secondo ma che ognuna possiede dentro sè tutte le risorse per essere felice. Tutte le donne che rinascono, muoiono e ancora rinascono cento volte in una sola vita. Idealmente, è anche un libro per gli uomini che, leggendolo, possono riflettere su quanto i loro gesti e le loro parole possono tracciare dei solchi in una donna innamorata, nel bene e nel male.
Valeria, se ti definiamo Giornalista pensiamo di farti un torto: speaker radiofonica, responsabile sport cultura e spettacolo, corrispondente per quotidiani, coordinatrice uffici stampa, consulente organizzativo, conduttrice enogastronomica. E ora, scrittrice. Sei tutto ciò e niente di tutto ciò?
Sono stata tutto ciò e ciò che impariamo resta nel nostro background. Resto di fondo una persona che ha la passione per la comunicazione in tutte le sue forme. Il mio primo amore è stato la radio, poi si sono susseguite una serie di nuove situazioni, nuove porte, nuove esperienze lavorative, nuove competenze.
La passione per l’enogastronomia? A mia nonna piaceva farmi cimentare in cucina insieme a lei. Anche solo quando, per tenermi buona, mi invitava a preparare una ciambella al cioccolato. Quello della cucina è un messaggio di amore, sia per chi prepara qualcosa, sia per chi lo mangia. Poi i piatti tradizionali non sono solo pietanze, ma dei veri e propri racconti di vita, un aspetto che si lega al mio lavoro; conoscere, immaginare, raccontare, emozionarsi.
Per quanto riguarda il concetto di scrittrice, non mi definisco tale. Ho solo deciso di stendere dei pensieri, provando a trasmettere emozioni. Quando ho cominciato a scrivere “La seconda volta che sono nata” sono partita dalla fine e non credevo di farne un libro. Poi, il mio editore, ha letto qualcosa e mi ha chiesto di provare a spiegare a monte cosa stesse accadendo nella testa di Marta. Così mi sono ritrovata a buttare giù pagine e pagine, scrivevo incessantemente e avevo bisogno di farlo. Oggi, che il libro è finito ed è stato pubblicato, i miei incontri con Marta mi mancano tanto. Quindi più che scrittrice, appassionata di scrittura. Gli scrittori veri e propri credo siano altri.
Come nasce il progetto di “La seconda volta che sono nata?” e quanto c’è di autobiografico?
E’ una domanda un po’ scontata, che sa di mera curiosità personale. In realtà, credo che nello scrivere, il tentativo che si fa (parlo per me), è quello di portare alla luce dei concetti e, senza presunzione, stimolare delle riflessioni. Che i fatti siano stati vissuti dall’autore o no, non è determinante ai fini di questa “trasmissione emotiva”. Certo è che, quando si scrive, di solito i contenuti si conoscono bene, o per esperienza personale, o per aver vissuto qualcosa di simile da vicino tramite qualcuno. Diversamente risulterebbe difficile rendere il romanzo “credibile”.
La protagonista, Marta, sceglie di dare una scossa alla propria vita attendendo il responso di un esame medico. Spesso chi sopravvive a qualche grave malattia o malore, si prefigge appunto di cambiare il corso della propria esistenza. Possibile che si debba sempre necessariamente toccare il fondo prima di scuotersi?
Non è una legge, ma la paura di morire è un’esperienza che ti cambia profondamente, più di quanto si possa immaginare. A volte sappiamo di eventi nefasti, malattie e perdite di persone, a volte anche di conoscenti, magari giovani, che lasciano bambini piccoli. Questi eventi scatenano in noi delle riflessioni e delle consapevolezze sulla fortuna di “esserci”, che però con il tempo dimentichiamo. Il fatto è che se non ti fai toccare sulla pelle, tutto si riduce alle chiacchiere. E’ nella natura umana dispiacersi, abituarsi e poi dimenticare; ma ciò che attraversiamo sulla nostra pelle ci segna profondamente per sempre.
Matrimonioinsalento.com, va da sè, si occupa di matrimonio. Quello di Marta non è finito bene e per questo decide di spendersi, d’ora in avanti, solo per un amore “autentico”. Come riuscire, però, a distinguere l’autenticità di un amore prima di poterlo vivere?
Quello di Marta in realtà non è mai cominciato, ma questo può capirlo chi deciderà di leggere il libro. L’amore non ha bisogno di un biglietto da visita. L’amore irrompe, ti toglie il fiato e la capacità di pensare, a volte parlare. Quando ti rendi conto che non sei più padrone dei tuoi pensieri, che sei di buon umore, che hai sempre voglia di sorridere, che hai il cuore in gola già molte ore prima di un appuntamento, che camminando hai la sensazione di non toccare coi piedi per terra, allora probabilmente sei proprio innamorata/o.
….e ci occupiamo anche di Salento. Per il tuo lavoro, lo hai girato in lungo e largo, hai incamerato tutti i profumi, i sapori, i volti, le declinazioni, le luci e le ombre. Da giornalista esperta di comunicazione, come lo promuoveresti in poche righe verso quei pochi che ancora non lo conoscono?
Partirei dai colori, perché è ciò che per prima colpisce nei paesaggi. Il verde è un colore che esprime serenità, ti avvolge, ti incanta. Spesso il verde delle campagne del Salento si distende sull’azzurro del mare e ha un fascino particolare trovarsi in campagna tra i papaveri rossi, le margherite gialle, sotto l’ombra di un albero di ulivo, sentire il profumo della terra rossa e dei suoi frutti, e ad un tratto accorgersi che a questi odori aromatici, decisi, speziati, e tratti aspri, si mescolano quelli delle brezze di mare che arrivano con il vento di scirocco. Poi alzi gli occhi e ti accorgi che l’orizzonte ha un altro colore, perché a pochi chilometri c’è una distesa di turchese e azzurro che alla fine diventa blu notte. Il mare. Il Salento non si può descrivere, si può solo vivere. E’ una terra che accoglie, avvolge e travolge; così come la sua meravigliosa gente. Nel Salento non sei mai solo.