Sono ormai sempre di più, negli ultimi anni, le location le strutture, i giardini e le ville che si attrezzano per diventare “case comunali” e poter quindi celebrare, all’interno, anche il rito civile prima del ricevimento e dei festeggiamenti.  A sentire, o meglio, a leggere l’Istat e i dati appena presentati, è una consuetudine dovuta ad un trend sempre più palpabile: Il rito civile è preferito a quello religioso. E se nel resto d’Italia il sorpasso è ormai ufficiale, nel Salento è comunque questa la direzione.

Secondo il più importante istituto di statistica italiano infatti, a Lecce città, seppur la percentuale di chi pronuncia il “Si” in Chiesa continui a superare il 60%, nel confronto con gli ultimi 5 anni la diminuzione dei matrimoni religiosi arriva al 10%, passando dal 73,7% del 2014 al 64,4% del 2018, con una progressiva diminuzione che ne fa il capoluogo di Regione con il decremento più alto. Anche nel resto del territorio, la situazione non cambia. Tanti, quasi tutti, i paese in cui le promesse matrimoniali sono state scambiate davanti al sindaco piuttosto che davanti al prete.

Un dato che però, confrontato a livello nazionale, è meno schiacciante, se paragonato con il Nord. Nel Settentrione infatti, su 100 matrimoni, 64 avvengono con rito civile. Al Sud, addirittura solo 29. A testimonianza di una secolare e mai tramontata differenza culturale tra le due  realtà del nostro paese in cui, da una parte, il matrimonio è visto come un’appendice, un di più, un giorno importante si ma anche evitabile. Da noi, invece, il matrimonio continua a significare festa, giubilo, giornata più importante della vita, momento irrinunciabile nella vita di una persona e di una coppia.