Abbiamo incontrato Emanuela Rizzo, wedding photographer e nostro caro partner, per conoscere cosa c’è dietro una macchina fotografica. O meglio, chi c’è. Che cosa lo porta a sposare (è proprio il caso di dirlo) un determinato stile piuttosto che un altro. Cosa lo porta a scegliere un momento della cerimonia piuttosto che un altro. Soprattutto, cosa lo porta ad amare questa professione, a diventare fotografo per matrimonio, tra le figure più importanti e ponderate per quest’evento.
Emanuela, a che età e in che modo hai scoperto il magico mondo della fotografia? “Mi ha sempre affascinato osservare ciò che mi circonda. Ho iniziato a scattare intorno ai 14 anni quando mi fu regalata una Yashica FX-3. Da lì è stato un crescendo e un innamoramento che è andato via via consolidandosi nel tempo, sino a diventare la mia attuale professione.
Cosa vuol dire per un fotografo riuscire a trasmettere un proprio stile in mezzo a così tanta “offerta”? La maggior parte delle coppie che si rivolgono a me, mi scelgono spesso in quanto donna, perchè una donna ha una sensibilità diversa, probabilmente. Quel che è certo è che per noi è più facile divenire complici per un giorno, abbattere quei “muri emozionali” che possono creare distanza e incomprensioni, andando a cogliere sfumature e dettagli, in piena sintonia con la sposa e con lo sposo stesso.
Sei d’accordo con chi, provocatoriamente, dice che oggi basta una reflex, una pagina insta e un buon programma di post produzione per definirsi fotografi? No, non solo. Come ogni professione un fotografo ha un suo background, deve essere attento all’aggiornamento, ha una formazione che è sempre in divenire. Oltre a una buona tecnica, ci vuole tanta passione e creatività, saper scindere da scatti estemporanei, fatti per hobby, per passione, e immagini che raccontano gli eventi clou della vita. Come diceva Ansel Adams, non fai una fotografia solo con la macchina fotografica, tu metti nella fotografia tutte le immagini che hai visto, i libri che hai letto, la musica che hai sentito e le persone che hai amato”.
Perché preferisci il reportage al posato? Il reportage è un racconto in immagini di quel che accade in un preciso momento, anche diluito in più ore. È immediato, irripetibile, senza formalità che rende anche gli scatti più artefatti. Mi piace raccontare quello che accade durante un matrimonio così come avviene realmente. Nervosismi, lacrime, risate ed emozioni, perchè è quella la realtà, al di là delle cornici e dei preparativi impeccabili. La coppia spesso vive fugacemente la giornata più importante della vita, tanto da non ricordare dettagli, piccoli sussulti e attimi di poesia. Ecco, mi piace pensare che coglierli permetta loro di rivedere il servizio e rivivere per sempre quel che è accaduto.
È importante soddisfare tutte le richieste di una coppia o anche indirizzarli sulle scelte? Entrambi. L’ascolto è la prima fase di approccio, aiuta a cogliere le varie personalità, entrare in empatia con gli sposi, comprenderne lo stile e le aspettative. Una volta ascoltato le loro esigenze e richieste, concordiamo sempre insieme la soluzione migliore, indirizzandoli verso scelte condivise.
Sul tuo sito non ti limiti a pubblicare le foto degli sposi ma fai un vero e proprio racconto-resoconto della giornata… Come accennavo prima un matrimonio non è fatto solo dalla coppia. Tutti hanno un piccolo o grande ruolo: immaginatelo come un film, fatto di ambientazione, scenari, attori principali, cast e troupe stessa. Raccontare il tutto con immagini, per me, è un privilegio e una passione che col tempo sembra crescere senza mai affievolirsi.